martedì 30 aprile 2013

Politica, a sinistra della sinistra: analisi semiseria dalle macerie di una tradizione


di Federico Cirigliano

POLITICA, SINISTRA ANALISI SEMISERIA - Con il giuramento del Governo Letta si allunga sul profilo dell’Italia in crisi l’ombra lunga dello scudo crociato. La nascita del mastodonte partorito dal patto di ceramica sigillato dalla forza centripeta casiniana (che si fregia del simbolo storico del vecchio partitone nazional-popolare) in alleanza col blocco Monti, ha relegato i gruppi alternativi ad un ruolo che definire marginale è un eufemismo. Al di là del MoVimento di Grillo, che lo stesso comico genovese insiste nel definire estraneo rispetto agli attuali standard politici, resiste una sparuta rappresentanza costituita dagli ex compagni di coalizione di Bersani.
Se è vero com’è vero che la storia insegna ma non ha scolari, sembra altrettanto inoppugnabile l’osservazione secondo la quale l’area riformista necessita di volti nuovi e progetti vincenti. Ora, sorvolando su Vendola e i democratici, la cui consistenza percentuale in previsione delle prossime tornate elettorali va verificata, rimane privo di guide autorevoli un ampio spazio capace di convogliare e raccogliere le istanze di cambiamento extraparlamentari.
Aprire al popolo della rete? Pescare tra indecisi e delusi con approccio cauto? Svicolare a tutta mancina? Oppure rimpolpare dall’interno la carcassa del PD come propone Barca? Virata socialisteggiante di difficile realizzazione con Renzi in rampa di lancio. La ricostruzione a sinistra assume spesso i contorni della farsa. Ricostruzione o ricreazione? Certo, la campanella è suonata da un pezzo.

lunedì 29 aprile 2013

Politica, Enrico Letta e il ritorno all'arte politica democristiana.

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ENRICO LETTA, DISCORSO ALLA CAMERA: IL RITORNO DELL'ARTE DEMOCRISTIANA DI GOVERNO - Nel discorso di oggi alla camera il nuovo premier ha dimostrato un'abilità di altri tempi, che ci riporta indietro alle vecchie sintesi democristiane
È riuscito infatti ad accontentare tutte le componenti della sua maggioranza, senza toccare temi suscettibili di scontri tra gli schieramenti: al PDL ha fatto concessioni importanti sulla revisione dell’IMU e dell'IVA, per il PD ha ricordato la priorità del lavoro e ha ventilato la possibilità di un reddito minimo per le famiglie in crisi, ha tranquillizzato i suoi predecessori montiani garantendogli la continuità con la politica di rigore da loro intrapresa. 
Già mettere d’accordo tre partiti finora avversari, guadagnandosi anche il loro plauso oltre che il loro voto, non è un’impresa da poco, ma il neo premier si è mosso anche verso le opposizioni, solleticando i cuori padani con la possibilità di un qualche tipo di macro-regione del nord e assicurando ai grillini puri di cuore l’abolizione dei doppi stipendi dei parlamentari-ministri. 
La stessa cauta e determinata mediazione è stata la guida per la formazione della squadra di governo, dove sono confluite esigenze politiche e tecniche in uno strano assortimento di personalità di rilievo dei partiti e burocrati di alta statura, lasciando spazio anche ad accademici di razza, alla canoista dei record Iosefa Idem, e, concedendosi un po' di buonismo, al primo ministro di colore Cecile Kyenge.
I giochi della politica, quindi, Letta il giovane sembra conoscerli bene, per questo si può stare abbastanza tranquilli (o essere molto preoccupati, a voi la scelta) sulla durata di questo governo, visto tra l’altro che il neo-premier stesso nel suo discorso ha posto come unico traguardo temporale solo una verifica tra 18 mesi.
Ma tutto questo mediare, conciliare, comporre rischia di perdere il di vista lo scopo per il quale è nato, ossia rimettere in carreggiata il paese stremato dalla disoccupazione e dal peso fiscale, e di diventare esso stesso il fine. Può, in sostanza, diventare il modo migliore per fare gli interessi dei partiti e non più del paese, proprio in virtù del principio democristiano che se tutti sono accontentati con qualcosa nessuno si lamenta. E di gatte da pelare nei partiti ce ne sono, partendo da Ruby-rubacuori fino ai buchi del Monte dei Paschi.

Politica, c'è chi giura e c'è chi spara: attenti alla caccia alle streghe

POLITICA, SPARATORIA PALAZZO CHIGI GIURAMENTO GOVERNO LETTA - Mentre il Governo Letta giura al Quirinale, c'è chi spara a Palazzo Chigi. Una domenica folle e paradossale.
Fermarsi a riflettere. Non sottovalutare l'episodio, non sminuirne la rilevanza, ma attenti a non giungere a pericolose conclusioni affrettate. Nessuna accusa a chi avrebbe fomentato e scaldato eccessivamente le folle. Necessario disapprovare le assurde imputazioni di responsabilità dirette a Monti per i suicidi degli imprenditori ieri, altrettanto necessario oggi prendere le distanze da chi punta il dito sul Movimento 5 Stelle addossandogli la responsabilità della sparatoria di Palazzo Chigi. 
Abbassare i toni della discussione, questo sì, ma attenti a scatenare la caccia alle streghe. Grillo lancia invettive su tutto e tutti, un po' a casaccio e un po' no, utilizza un linguaggio a dir poco fuori luogo, martella le istituzioni e abbassa consapevolmente il livello del dibattito politico. Questo sì, ma non incita nessuno a prendere fisicamente le armi in mano.
Attenzione però: stop al qualunquismo, al "sono tutti uguali" al "è tutta colpa loro". Ma loro chi? Loro". L'abbassamento della cultura politica degli italiani preoccupa e spaventa.
Oggi serve realismo e buon senso. Fare le cose e farle velocemente. Non quelle che servono ai partiti per i loro interessi (elettorali e non), quelle utili alle persone. No alla restituzione dell'IMU, tenetevela! A nessuno interessa in questo momento che si discuta di temi etici e morali, ci sarà tempo per ragionare sulla cittadinanza ai figli degli immigrati, sulle coppie di fatto e compagnia cantate. Parlate di lavoro e fatelo in fretta! 

sabato 27 aprile 2013

Politica, Il fantasma del Copasir

di Gabriele Legramandi

POLITICA, I RETROSCENA: IL FANTASMA DEL COPASIR - Sullo sfondo delle consultazioni di questi giorni si aggira unospettro non dichiarato ma ingombrante, sospeso come una spada di Damocle suiquadri e i dirigenti dei partiti ora a colloquio: il nodo della presidenza Copasir,il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti e la sicurezza.
Per legge è formato da cinque deputati e cinque senatori, eil presidente deve essere scelto per legge tra le file dell’opposizione, alternativamentetra camera e senato, questa volta è il turno di palazzo Madama. È evidente comesia un ruolo molto delicato, che richiede grandi capacità di mediazione tra icentri di potere dello stato e i loro influenti capi, di decrittazione deidiscorsi involuti e sinuosi dei dirigenti 007, di gestione scrupolosa delsegreto di stato, per poi trasformare tutto il lavoro dietro le quinte in materiapolitica parlamentare. Un compito assai rischioso quindi.
Subito le matricole 5 stelle hanno reclamato la presidenzaper loro, lanciando la candidatura di Luis Alberto Orellana. Scontata ladisapprovazione delle altre forze politiche, ma il colle stesso non vedrebbebene un inesperto e rancoroso grillino alla presidenza del compito di maggiorresponsabilità per l’opposizione. Sembra addirittura che abbia preferito puntaresu un rappresentante della Lega o di SEL, e come altamente papabile è girato ilnome del leghista di lunga esperienza parlamentare Giancarlo Giorgetti, già “saggio”di Napolitano, il quale però subito ha dichiarato modestamente: «Il momentoesige serietà: non conosco né ho le competenze per ricoprire un'eventualepresidenza di un comitato come il Copasir. La questione non si pone né per me,né per la Lega». Scartato sia Giorgetti che la Lega, la patata bollente torna aNapolitano e Letta: tra le opposizioni la destra di Fratelli d’Italia con LaRussa si è già esclusa dalla partita, rimane quindi la sinistra ecologica vendoliana,che con le recenti dichiarazioni di Laura Boldrini sull’abolizione del segretodi stato sulle stragi sembra avere già un’idea chiara di come gestire ilcomitato.
La presidenza del Copasir sarà la prima gatta da pelare perEnrico Letta e il suo governo in parlamento, e sulla rete è già iniziata lamobilitazione del movimento 5 stelle per allestire col Copasir untrappola ai partiti.
’altra

venerdì 26 aprile 2013

Politica, "colloqui interessanti" per Letta... ma quanto durerà?

di Francesco Notaro

POLITICA, COLLOQUI INTERESSANTI ENRICO LETTA - Ma quanto durerà il governo di Enrico Letta? E' bastata la sua nomina per scatenare già malumori in tutti i partiti.
"Enrico Letta ha di fronte una salita scalabile ed ha la protezione del Colle". Le parole di Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista italiano fotografano bene queste giornate convulse per la politica italiana. La Lega Nord con Roberto Maroni si scaglia contro il governo cosiddetto dell'"inciucio", così come Movimento 5 Stelle e SEL.
Ci sono poi da registrare nel mare della politica le parole di Silvio Berlusconi che ha rassicurato il suo elettorato, "dar vita a un governo è più importante di chi lo guiderà" ha detto. In realtà, un governo ufficiale ancora sulla carta non c'è, anche se annusando, sembra che un accordo Pd-Pdl-Scelta Civica avrà durata breve.
La delegazione del Popolo della Libertà ha messo sul tavolo nero su bianco le "sue" otto proposte programmatiche che difficilmente saranno accettate dal Partito Democratico. Una su tutte: il tasto dolente della riforma della giustizia che da sempre è il pomo della discordia tra Pd e Pdl. Per non parlare poi della cittadinanza agli stranieri oppure l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Questi sono solo alcuni dei nodi che restano da scogliere e che lasciano presagire un governo che abbia breve durata.
Insomma, il timore è che si possa assistere ad un film già visto: la caduta precoce dell'esecutivo a causa dello sfaldamento della maggioranza che lo sostiene. Intanto l'Italia e gli italiani aspettano risposte e ora, a distanza di due mesi dalle elezioni, la luce in fondo al tunnel ancora non si vede.

giovedì 25 aprile 2013

Politica, risultati quirinarie: Rodotà scelto da 4 gatti

di Mirko Correggioli

POLITICA, RISULTATI QUIRINARIE - Ma quale democrazia diretta? Ma quale scelto dalla base?! Stando ai dati pubblicati sul blog di Beppe Grillo, Stefano Rodotà avrebbe ricevuto 4.677 preferenze alle 'quirinarie' del movimento 5 stelle...
Sulla base di un pugno di voti ci siamo dunque tutti dovuti sorbire golpe e golpettini misti. Sulla base di un pugno di voti qualcuno ha quasi convocato la marcia su Roma. Ma siamo seri...
Una proposta concreta: alla scadenza del mandato di Re Giorgio affidiamoci al televoto per individuare il suo successore e magari, tanto per non pesare sulle casse dello stato, organizziamolo in collaborazione con la produzione del Grande Fratello... "Per scegliere chi vuoi che esca dalla casa digita 1, per eleggere il Capo dello Stato digita 2". Almeno i numeri sarebbero più rilevanti...

GALLERIA FOTO - 25 aprile 2013, 68esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

GALLERIA FOTO, 25 APRILE 2013 - Onoriamo il 68esimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo proponendovi una galleria di immagini celebrative. Buon 25 aprile a tutti voi!

















mercoledì 24 aprile 2013

Politica, Enrico Letta premier delle larghe intese

di Gabriele Legramandi

POLITICA, NUOVO GOVERNO, LETTA PREMIER DELLE LARGHE INTESE - L’annuncio è di questa mattina: il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo ad Enrico Letta, con l’obiettivo di creare una larga convergenza tra gli schieramenti che gli assicuri la fiducia stabile e duratura delle due camere. 47 anni, Ex-popolare poi margherita, ministro più giovane della
storia della repubblica, Letta il giovane la spunta su Giuliano Amato e Matteo Renzi, il primo bloccato dai veti della Lega, il secondo forse da Berlusconi, o forse addirittura dal PD stesso.
Senza fare troppa dietrologia, probabilmente la candidatura di Renzi a premier infastidiva entrambi gli schieramenti: da una parte il PDL ha temuto che un possibile ticket Berlusconi-Renzi sarebbe costato in termini di consenso alle prossime elezioni, alle quali entrambi con ogni probabilità parteciperanno da protagonisti-antagonisti; dall’altro lato nel PD il sostegno a Renzi avrebbe potuto innescare definitivamente la miccia alla tanto temuta scissione del partito, quindi meglio rimandare e giocare prima la partita della successione alla segreteria.
Tornando al neo-premier, il compito che gli si prospetta è assai difficile: trovare un’intesa tra un PD ancora frastornato e un PDL esultante e già sulle barricate, determinato a non cedere un millimetro sull’abolizione dell’IMU e su altri temi fiscali.
In quest’opera sicuramente potrà contare sull’aiuto del suo predecessore Mario Monti, che già si è reso disponibile ad entrare nella squadra di governo. Del resto col senatore a vita Letta ha in comune l’appartenenza ad alcuni club economico-politici internazionali, come il Bildeberg o la Commissione trilaterale, che gettano uno spettro inquietante sulla candida e fresca figura del nuovo premier e sul suo futuro governo.
Ora tocca ai partiti dimostrare di aver meditato sui pasticci dei giorni scorsi, e dare prova di avere cura più degli interessi del paese che di quelli del proprio partito. Sarà necessario “turarsi il naso” e collaborare con i nemici di sempre per risollevare al più presto l’Italia dal baratro in cui è caduta, prima che si raggiunga definitivamente il punto di non ritorno.

martedì 23 aprile 2013

Politica, un PD tutto da rifare

di Francesco Notaro

POLITICA, PD SPACCATO ASPETTANDO CONGRESSO - E alla fine chi è salito sul carro dei vincitori, è costretto a salire su quello dei vinti. Sì perché l'aria che tira tra le scrivanie del Partito Democratico è pessima: le dimissioni di Bersani prima, di Rosi Bindi poi, hanno gettato il partito
nella palude totale. E viene lecito dar ragione a Marini che nei giorni scorsi parlava di un partito da rifare, da "rifondare" aggiungiamo noi.
Per eleggere il Presidente della Repubblica, il Partito Democratico si è diviso al suo interno. Una spaccatura difficile da mandare giù. Una spaccatura che in realtà c'è sempre stata. Se Matteo Renzi voleva o un governo di larghe intese o andare subito a elezioni, Pier Luigi Bersani la vedeva in maniera diametralmente opposta: ha sempre sostenuto di avere i numeri (quali?) per formare un governo senza bisogno del Pdl, al massimo con l'appoggio del Movimento 5 Stelle. Mai con il Pdl lo ha ribadito a più riprese l'ex segretario del Pd. Occhi puntati ora al congresso, ma chi sarà il futuro presidente del partito si chiedono in tanti, visto la rinuncia di Bersani. Renzi c'è, si fa sentire vuole un governo con Berlusconi e magari tra un anno si vota.
Insomma, nella famiglia del Pd non si capisce più chi è il padre e chi è la madre. Ognuno tira l'acqua al suo mulino, alla faccia dell'unità tanto acclamata sia durante la campagna elettorale appena conclusasi sia durante le votazioni per eleggere il presidente della repubblica.

lunedì 22 aprile 2013

VIDEO - Rielezione Napolitano, lo straordinario discorso del Presidente


RIELEZIONE NAPOLITANO, VIDEO DISCORSO PRESIDENTE - Un discorso intenso e mai banale quello di Giorgio Napolitano in occasione del suo secondo settennato. Il Presidente non risparmia le critiche ai parlamentari che rispondono con applausi scroscianti. Vi riproponiamo in versione integrale il video di un intervento che passerà di certo alla storia.

sabato 20 aprile 2013

Napolitano 11° e 12° presidente della repubblica

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONI CAPO DELLO STATO, NAPOLITANO 11° e 12° PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Oggi i partiti hanno celebrato in pompa magna il loro fallimento, la loro incapacità a realizzare lo scopo per il quale esistono: governare il paese attraverso le istituzioni democratiche e costituzionalmente garantite.
Napolitano, diciamolo subito, è uno dei migliori presidenti della Repubblica che l’Italia ha avuto: ha saputo tirarsi subito fuori dai giochi politici, ha garantito sia Prodi che Berlusconi, ha formato da zero un governo trovandogli l’appoggio parlamentare di tre diversi schieramenti politici e ha gestito magistralmente lo scenario critico post-elezioni. Ma è una soluzione di ripiego, una temporanea fuga dalle responsabilità che la politica ha verso il paese: Napolitano non potrà rimanere in carica per altri 7 anni, avendone già 87, ma in questo modo la risoluzione dei problemi politici interni a tutti i partiti è rimandata a data da destinarsi.
Ci troviamo di fronte a una situazione di profondo cambiamento sociale, politico ed economico, e la politica invece di interpretare e affrontare il cambiamento lo ha subìto, e il risultato è lo choc istituzionale che stiamo vivendo.
La crisi tocca tutta la classe dirigente politica attuale, da Bersani ad Alfano, da Berlusconi a Vendola, da Maroni a Monti. Nel PD la crisi è affiorata in maniera più forte ed esplosiva, sia perchè il risultato politico delle scorse elezioni lo ha messo di fronte a ineluttabili responsabilità, sia a causa dei (o grazie ai) suoi meccanismi interni di selezione democratica dei parlamentari. Infatti le parlamentarie organizzate per formare le liste hanno portato in parlamento molti giovani, quelli che abbiamo visto in questi giorni aggirarsi per l’aula di Montecitorio o negli spazi adiacenti consultando compulsivamente i loro cellulari in cerca delle reazioni della base sulla rete o dell’ultimo tweet di Tizio o Caio. E sembra dalle ultime analisi che siano stati proprio questi giovani deputati neoeletti a far saltare sia Marini che Prodi, condizionati nel segreto della cabina dalle urla di Grillo e dalle reazioni della base sui social-network. Questo può essere un buon segnale per il futuro, ma in questo momento ha rappresentato un abdicazione gravissima al ruolo di responsabilità verso i cittadini italiani a cui è chiamato ogni parlamentare.
Nel movimento 5 stelle questo problema non c’è per costituzione; nel PDL invece è semplicemente rimandato, perché prima o poi (per cause naturali o politiche) Berlusconi non ci sarà più, a quel punto toccherà a una nuova classe dirigente gestire il partito e più in generale il centro-destra italiano, e quando succederà sarà un trauma.
Napolitano quindi è un’eccellente non-soluzione, che se da un lato ci rassicura nell’immediato, non può non preoccuparci per gli scenari confusi e imperscrutabili che si aprono nel futuro. Intanto almeno la formazione di un nuovo governo è un po’ meno utopia.
Tanti auguri a Giorgio Napolitano.

Politica, elezioni capo dello stato, scenari post-atomici per il PD

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONE CAPO DELL STATO, scenari post-atomici - Il PD è morto. A darne il triste annuncio Rosi Bindi e Pierluigi Bersani, in fuga da via Sant’Andrea delle Fratte. Ma fuga non è il termine giusto, si tratta di una ritirata rassegnata, doverosa e anche dignitosa, un passo indietro giusto e inevitabile di fronte a un partito ormai decomposto. Neanche infatti l’unico vincitore sul centro-destra di Berlusconi, l’ultimo grande federatore della sinistra, di statura internazionale e convinto europeista è riuscito a coagulare su di sé le preferenze dei grandi elettori del centro sinistra. C’è chi dice che il burattinaio occulto della terrificante caduta democratica sia Renzi il ribelle, che già aveva dirottato i suoi 51 parlamentari sul suo Chiamparino, ed effettivamente i vantaggi sono solo per lui: la strada verso la premiership del PD ora è sgombra, e potrebbe finalmente realizzare la sua rivoluzione liberale. Ma al di là delle cause degli ammutinamenti, che solo il tempo potrà chiarire, la domanda per i prossimi giorni di scrutinio è una sola: e adesso che si fa?
Se il PD non riuscisse a risolvere la sua guerra tra bande si aprono diverse vie d’uscita. La più semplice è convergere su Rodotà, ancora a quota di molto superiore rispetto ai soli elettori 5stelle. Ma in ogni caso gli mancano ancora esattamente 291 voti per raggiungere il quorum, e non si potrà basare solo sulla schizofrenia del PD. Serve un accordo almeno con qualche brandello del residuato democratico, non se ne scampa. Ce la faranno gli adepti grillini a compiere il sacrificio di sedersi su qualche poltrona e addirittura accettare qualche pericolosa responsabilità istituzionale, oppure preferiranno ballare sulle rovine PD per guadagnare punti alle ormai sempre più vicine prossime elezioni? Io, ancora, rimango scettico, ma sembra proprio essere la soluzione più fattibile.
Altra soluzione è ritentare un accordo su un candidato gradito a PD-PDL-Monti, magari un non-politico come Annamaria Cancellieri, uomo\donna di stato di secolare esperienza, onesta e capace. Oggi l’ex-ministro ha guadagnato qualche preferenza in più rispetto alle sole dei Montiani, raggiungendo la speranzosa cifra di 78. Oppure puntare su l’evergreen Dalema, comunista si, ma meno inflessibile nel coprire le marachelle del teenager Berlusconi, e comunque molto bravo a cucinare qualche tipico inciucio  nostrano. Per il PDL basta e avanza.
Tutto però presuppone un chiarimento interno al PD. Può svolgersi su un ring in un incontro estremo di Wrestling politico, o con una sottile e lunga partita di scacchi. Ci saranno sconfitti e vincitori, oppure solo vincitori, sicuramente non solo sconfitti. Può essere anche che si decideranno a pensare meno al partito e più all’Italia, alle milioni di famiglie in condizioni di povertà, ai milioni di giovani senza lavoro e senza futuro, alle imprese boccheggianti, ai pensionati umiliati da pensioni vergognose. Ma forse una sinistra responsabile e di governo è solo un’utopia, una favola bella solo per i bambini.

venerdì 19 aprile 2013

Politica, Grillo e Rodotà: dopo gli attacchi sboccia l'amore


POLITICA, ELEZIONI QUIRINALE GRILLO RODOTA - "Arrendetevi, l'Italia è cambiata: Rodotà sarebbe eletto per plebiscito". Questo urla Beppe Grillo nelle ultime ore acclamando a gran voce l’elezione del giurista cosentino a Capo di Stato.  Chi l’avrebbe mai detto. Solo nel 2010 Rodotà venne inserito nella lista grillina dei “pensionati d’oro”, quindi tra i  privilegiati della Casta, per la sua pensione da 8.455 euro al mese.  
Lo stesso Rodotà in un'intervista su Left dichiarava solo l’estate scorsa quanto segue: ”Anche oggi vedo grandi pericoli. Il fatto che Grillo dica che sarà cancellata la democrazia rappresentativa perché si farà tutto in Rete, rischia di dare ragione a coloro che dicono che la democrazia elettronica è la forma del populismo del terzo millennio. Queste tecnologie vanno utilizzate in altri modi: l’abbiamo visto con la campagna elettorale di Obama e nelle primavere arabe. Poi si scopre che Grillo al Nord dice non diamo la cittadinanza agli immigrati, al Sud che la mafia è meglio del ceto politico, allora vediamo che il tessuto di questi movimenti è estremamente pericoloso. E rischia di congiungersi con quello che c’è in giro nell’Europa. A cominciare dal terribile populismo ungherese al quale la Ue non ha reagito adeguatamente.” È forse oggi scongiurato il pericolo di un populismo firmato Grillo? Rodotà ha forse rinunciato alla sua pensione dorata? No! Sono semplicemente cambiate le condizioni, le distanze del confronto. Ci si avvicina e allontana a seconda della fetta di potere da conquistare, e che male c’è, se una volta c’eravamo tanto odiati. Non è stato sicuramente amore a prima vista tra i due, certo ci si conosce meglio col tempo, si valutano le affinità e la possibilità di una condivisione di interessi. Ma d’altronde come poteva Grillo, prevedere  nel 2010 che la Rete avrebbe votato Stefano Rodotà tra i candidati alla Presidenza della Repubblica per il M5s; allo stesso modo l’illustre giurista non poteva immaginare che un giorno il leader di quel movimento tanto criticato potesse offrigli una così prestigiosa candidatura. Ma la Rete non dimentica, mette sotto la lente d’ingrandimento l’incoerenza dei protagonisti della scena politica. Oggi vanno a braccetto  il comico genovese e l’ex garante della privacy, è sbocciato un amore primaverile, sopra di loro si sente cantare una delle canzoni più belle della storia della musica italiana: “Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà lui senza serietà, come fosse niente...”.

Politica, elezioni Capo dello Stato: il Parlamento più pazzo del mondo

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONE CAPO DELLOSTATO, IL PARLAMENTO PIU' PAZZO DEL MONDO - Franco Marini non cela fa, L’accordo PD/PDL è saltato, è tutto da rifare. Con soli 521 voti il candidato di PD-PDL-MONTI perde ben 224 preferenze su quante sulla carta avrebbe potuto e dovuto contare. Dall’altra parte Rodotà, candidato 5STELLE-SEL, prende 240 voti su 208 sicuri che aveva prima degli scrutini. Terzo classificato Chiamparino con 41 schede dai 51 deputati Renziani. Cos’è successo?
Bersani ha fallito come segretario e il PD come partito. Questo è l’unico risultato certo di questa giornata. Un grande partito dimaggioranza relativa che porta più di 400 parlamentari a Roma e dimostra di non saperne controllare più della metà nel più delicato dei compiti parlamentari è un partito scoppiato, divorato dalle faide interne, esploso in mille pezzi difficilmente ricomponibili. Per non parlare poi dei danni che queste divisioni potranno portare al momento (si, prima o poi arriverà anche quello) della formazione di un nuovo governo. Domani mattina parlamentari e delegati regionali si riuniranno per decidere il da farsi: probabilmente punteranno su un terzo nome, Prodi o Dalemasembrerebbero i favoriti, ma anche l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino è diventato un papabile dopo che nel 2° scrutinio di oggi è risalito a 90 preferenze.

Il PDL cerca ancora un accordo su Marini soprattutto in vista dell’agognato 4° scrutinio, per il quale basteranno 504 sì (la maggioranza assoluta, non più i due terzi) all’elezione del capo dello stato. Dall’altro lato, i grillini persistono col “loro” Rodotà, invocato anche dagli intellettuali e dai militanti PD, che oggi ci hanno deliziato con pezzi eccelsi di tragicommedia politica all’italiana. E su Rodotà si potrebbe facilmente convergere, se solo i grillini accettassero almeno di uscire dall’aula nelle votazioni di fiducia in cambio di qualche legge anticorruzione o, perché no, di qualche poltroncina. Ma questo scenario mi trova molto scettico, soprattutto per la sostanziale inaffidabilità dei parlamentari 5 stelle e la loro ovvia difficoltà a far digerire alla potentissima base un accordo con gli “zombie”. 
Sembra proprio che non se ne possa venire a capo. La speranza è che nell’assemblea di domani il PD trovi un terzo nome gradito alla base sinistra e insieme accettato dai parlamentari PDL, così da porre le basi per un accordo di governo. Ma dove?

mercoledì 17 aprile 2013

Politica, elezione Capo dello Stato: Notte prima degli esami

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONE CAPO DELLO STATO NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI - Domani, come ormai tutti sappiamo, ci saranno le votazioni per l’elezione del Capo dello Stato. Più di mille tra deputati, senatori e delegati regionali si ritroveranno a Montecitorio per votare chi sarà l’immagine dell’Italia all’estero nei prossimi sette anni. Fare pronostici è difficile, ma un’analisi della situazione alla vigilia è fattibile. 

Dopo la rinuncia di Milena Gabanelli, Grillo&co. punteranno su Stefano Rodotà, già deputato per il PCI per più di 10 anni e già parlamentare europeo, e così ha già trovato l’appoggio di SEL e potrebbe trovare quello della parte più dura e pura del PD, sparigliando le carte a PD e PDL che stavano lavorando a un accordo (probabilmente su Giuliano Amato).
Ma la novità sta nella scoperta di un nuovo Grillo: da crociato anti-casta a patteggiatore bendisposto, da fonte inesauribile di insulti a educato e cauto diplomatico, di onestissimo e trasparentissimo a macchinatore esperto. Da comico a politico insomma. Ricapitoliamo: il movimento 5 stelle punta ad eleggere Rodotà al Quirinale con i voti di SEL e parte del PD e lo definisce inizio di una collaborazione per il futuro. MA COME?? E tutte le urla contro la casta, contro i partiti, contro gli accordi sotto banco, contro le alleanze per spartirsi le poltrone? Dove sono finite? Se le ricordano gli elettori 5 stelle? Io me le ricordo, le ho bene in mente. Chissà perché mi torna in mente anche 1984 di G. Orwell
Questa notte potrebbe essere l’ultima per i parlamentari grillini che potranno passare a star svegli fino all’alba, a bere vino e cantare canzoni di Lucio Battisti nei loro alloggi low-cost. Da irresponsabili adolescenti domani dovranno maturare, diventare adulti: dovranno collaborare con altri partiti, trovare compromessi, decidere futuri incarichi, pensare al futuro dell’Italia per i prossimi sette anni. Domani dovranno diventare politici. Ce la faranno?
Per chiudere quindi non ci resta che citare un nostro grande cantautore: Buona notte all’Italia.

Politica, il toto Quirinale

di Vincenzo Abbondanza

POLITICA, GIRANDOLA ELEZIONI CAPO DELLO STATO - La scelta del Presidente della Repubblica Italiana è una questione di ammiccamenti, sorrisi, smorfie e umori politici. Il Capo dello Stato è un organo costituzionale che rappresenta l’unità nazionale e per questo deve essere il più possibile condiviso. Ma quali sono le caratteristiche che rendono un ipotetico candidato condivisibile? E chi effettivamente oggi in Italia potrebbe essere votato dalla maggioranza qualificata o assoluta del Parlamento riunito in seduta comune? 


L’inquilino ideale al Quirinale deve godere di un certo prestigio internazionale, porsi come figura di garanzia e soprattutto essere capace di unire le forze politiche in un Parlamento alla paralisi.  
Partendo dal fatto che il candidato sarà un uomo proposto dal Pd e gradito al Pdl (rottura quasi certa tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle, con l'annullamento della riunione tra i capigruppo) il probabile nome è ormai rinvenibile in una shortlist  di tre soli papabili: Massimo D'Alema, Giuliano Amato e Romano Prodi
Il Professore(Romano Prodi) non manca certo di valore internazionale, già presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004 e presiedente del Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa. 
Tuttavia quello che manca all’uomo che ci proiettò nell’Euro è la capacità di unire. Poco gradito allo stesso Berlusconi, forse per averlo battuto per ben due volte nelle elezioni politiche del 1996 e 2006 e poco incline per sua stessa natura al compromesso (li accetta ma non li condivide). Nessuno ci scommetterebbe un euro.
Il Dottor Sottile(Giuliano Amato) è nel vortice di alcune polemiche inerenti la sua pensioncina d’oro: alla fine di ogni mese, incassa la bella cifra di 31.411 euro. L'anno scorso a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber su La7, alla  domanda: "E' disposto a ridursi la pensione d’oro?“, rispose con un chiarissimo: "Non capisco la domanda”. L’avranno capita i milioni di pensionati italiani che fecero i conti nel 1992 con una riforma delle pensioni fortemente voluta dal premier Amato. Riforma che si premurò di tagliare le pensioni delle nonnette di provincia . Nonostante questo il Cavaliere sa bene che Amato si spenderebbe da subito per favorire la nascita di un governo di larghe intese. Qualcuno ci scommetterebbe un euro.
Resta a questo punto il leader Massimo (Massimo D’Alema), tutti si sentono garantiti, in particolare sui temi della Giustizia, dal protagonista della politica di Centrosinistra degli ultimi vent’anni. Ampie sono le possibilità con D’Alema di giungere ad un governo di coalizione, noti sono in suoi compromessi (inciuci) con Berlusconi. È una personalità di livello internazionale, Ministro degli Affari Esteri durante il II governo Prodi e vicino a ricoprire la carica di Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune nel 2009. È il padre politico di Bersani e sarebbe gradito anche a Matteo Renzi. Certo non è un nome nuovo, ma siamo in Italia e io ci scommetto un euro! 

Elezioni Capo dello Stato, Grillo lancia l'inciucio con il PD


ELEZIONI CAPO DELLO STATO, GRILLO INCIUCIO PD GABANELLI - Quanto costa essere coerenti. Dopo i vari "tutti a casa" - "sono morti"- "apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno" e compagnia cantante, ecco che il padre padrone del Movimento 5 Stelle inizia a rendersi conto che il "no a prescindere" rischia di ridimensionare il peso in termini elettorali della sua amata creatura. Tra gli elettori grillini ci sono molti inviti ad una forma di appoggio ad un Governo del PD, ipotesi finora sempre scartata e derisa da Grillo. Ma ora in gioco c'è la sopravvivenza stessa del m5s, ed ecco che le carte in tavola cambiano, eccome. L'occasione buona è quella dell'elezione del Capo dello Stato. "Bersani voti la Gabanelli e questo potrebbe essere l'inizio di una collaborazione"... Udite, udite! Una collaborazione? Con i cadaveri? Con chi ha portato alla deriva il Paese? E su quali basi? Il più classico degli inciuci in stile prima repubblica:  tu mi dai il Quirinale e io ti do Palazzo Chigi. Evviva la coerenza!



martedì 16 aprile 2013

GALLERIA FOTO, immagini politicamente scorrette dal web

GALLERIA FOTO, IMMAGINI WEB POLITICAMENTE SCORRETTE - Satira e politica, un connubio indissolubile. Ogni giorno spuntano sul web fotomontaggi, caricature e immagini politicamente scorrette. Ve ne proponiamo una carrellata:











domenica 14 aprile 2013

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venerdì 12 aprile 2013

Politica, Movimento 5 Stelle: Mamma li hacker!


di Gabriele Legramandi

POLITICA, M5S HACKER - Il movimento più informatizzato dell’intero globo terracqueo, nato dalla e nella rete, profeta di un mondo nuovo basato sulla perfetta democraticità della rete telematica, proprio questo movimento è costretto a rifare le votazioni on-line per il presidente della Repubblica italiana per colpa dell’infiltrazione di hacker. L’annuncio è di oggi, le votazioni si ripeteranno domani, quando le migliaia di cittadini che già oggi avevano votato dovranno rifarlo domani. 
La gestione del sito, ricordiamolo, è affidata alla agenzia web di Casaleggio, la quale ha appaltato a sua volta ad un’altra agenzia esterna il controllo della “sicurezza”. Ed è da essa che è partito l’allarme di un’origine poco chiara di alcuni votanti. Ora, dopo così tante precauzioni, che corrisponderanno ad un pari esborso economico, come possibile che nessuno si è accorto prima di un’origine non chiara? Questa credo sia la domanda che frulla nella testa di chiunque abbia appreso la notizia. Sarebbe, però, interessante sapere cosa ne pensano quelli che oggi hanno votato e si apprestano rifarlo domani. Magari proprio ora si stanno rodendo il fegato dal timore che il Gran Maestro dalle 5 stelle abbia visto e disapprovato il loro voto, e si apprestano a passare la notte in informatica meditazione scrutando gli astri della volta telematica in cerca della rivelazione del volere grillino. E intanto cercheranno di tenere la mente occupata per non pensare alla possibilità che già nelle precedenti “elezioni” si sia presentato un problema simile poi taciuto dal capo; per non parlare dei dubbi sul rispetto del loro voto digitale!
Ma io mi auguro che in questa notte mistica si chiedano se Grillo crede veramente nella perfezione della democrazia in rete, tanto da non temere che il libero pensiero dei suoi accoliti porti per il Quirinale un nome contrario ai suoi progetti di rivoluzione socio-psico-politica. In questo modo domani la setta a 5 stelle rischia di diventare veramente un movimento.

giovedì 11 aprile 2013

Brighella, Balanzone, Pantalone e Capitan Matamoros: il carnevale della politica italiana.


di Gabriele Legramandi

POLITICA, CARNEVALE POLITICA ITALIANA - Come ogni mattina, anche oggi mi sono alzato con la speranza di leggere sui giornali qualche buona notizia: si è trovata un’intesa per il Quirinale, nella notte i saggi hanno preparato riforme condivise da tutti, per l’Italia c’è ancora la speranza di ripartire. Ma oggi come tutte le mattine sono rimasto deluso. Ad occupare i titoli sono ancora le guerre interne al PD, fantasmatiche ipotesi di governi con Berlusconi e Bersani, una pletora di nomi lunari per il Quirinale, e le solite urla del Gran Maestro del movimento 5 stelle, sua eccellenza mons. Giuseppe Grillo. 
Ma niente è cambiato. I personaggi della nostra bella politica non cambiano il copione, continuano a recitare ciò che gli impone la loro maschera, come nelle migliori commedie dell’arte. Renzi da Palazzo Vecchio briga per attuare la sua riforma “liberal” del PD e di metterlo in condizioni di governare con una maggioranza autonoma; ma la sinistra morale, veterocomunista, depositaria dell’unica dottrina sinistroide vera e unica, combatte la sua guerra santa contro il futuro e una possibile vittoria politica (non sia mai!). Ed ecco il veto lanciato dal buono e giusto Balanzone-Bersani al nostro Brighella-Renzi sulla sua partecipazione alle elezioni del presidente della Repubblica (in qualità di delegato regionale), con tanto di schiamazzi e litigi su giornali e televisioni.
Dall’altro lato della gabbia abbiamo un Pantalone sorridente, contento per una volta di poter fare la parte del responsabile, e se proprio va male è pronto a recuperare quei 4-5 punti nella prossima campagna elettorale sempre più vicina. E infine abbiamo il Capitan Matamoros, il boss dei super-cittadini a 5 stelle, che dopo aver assediato e conquistato la rocca di Montecitorio pontifica via streaming contro tutto e contro tutti, e tiene in scacco l’intero corpo politico e istituzionale; senza alcuna intenzione di muovere un dito per i milioni di Italiani in condizioni precarie o di indigenza.
Chi l’avrà vinta? il brighella furbo e ambizioso o il Balanzone serio e integro, il Pantalone sempre pronto ad infilarsi al punto giusto o tutti loro cadranno sotto la spada inesorabile del Capitan Matamoros? A noi non resta che stare a vedere, continuare ogni mattina a leggere i giornali con la speranza che il canovaccio di questa commedia arrivi presto al suo epilogo.

mercoledì 10 aprile 2013

Politica, parlamentari al Liceo: l'occupazione grillina e i 4 in pagella di Pd e Pdl


di Vincenzo Abbondanza

POLITICA, OCCUPAZIONE PARLAMENTO M5S - Nei giorni scorsi, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, lo psicanalista Massimo Recalcati definiva il Movimento 5 Stelle come generatore di critiche sterili perché “dominato da quel fantasma di purezza che accompagna tutti i rivoluzionari più fondamentalisti”, fantasma presente nella vita psicologica degli adolescenti. Certo il grillismo si è presentato sulla scena politica italiana con toni semplici e duri, scanzonato e ribelle.  Ma perché non considerare gli altri partiti affetti da turbe giovanili? In effetti la politica italiana si presenta colpita da una sindrome di Peter Pan congenita, sembrano tutte le forze politiche rimandare il momento in cui si diventa adulti ed anche i fanciulli più indefessi si  assumono delle  responsabilità. 
I deputati italiani salivano al colle nelle settimane passate con l’atteggiamento tipico del liceale che non ha capito la lezione e tra l’altro ha terminato tutte le giustificazioni. Il professor Giorgio Napolitano ha chiuso ancora una volta un occhio e ha dato un'altra possibilità allo studente che potrebbe ma non s’impegna, rimanda tutto, magari a maggio o giugno, insomma a fine anno scolastico, quando magari a giudicare ci sarà un professore più clemente, un professore condiviso. La confusione è quella di chi non ha fatto niente per migliorare, nonostante i 4 in pagella, e adesso corre ai ripari per non saltare…l’anno! In ogni liceo, istituto tecnico o professionale che si rispetti, non si passa l’ultimo semestre senza una protesta, uno sciopero o un'occupazione, ed ecco fatto: i grillini ieri sera dalle 20.18 alle 00.01 occupano le aule del parlamento. Ma mentre parlamentari del M5S leggevano la costituzione dov'erano i deputati Pd e Pdl? Con un briciolo di nostalgia mi piace immaginare che dietro i banchi di Montecitorio stavano approcciando, limonando senza farsi sgamare. C’è sempre un grande amore nascosto dentro il cuore, nell'anno della maturità.