POLITICA, ELEZIONI CAPO DELLO STATO, NAPOLITANO 11° e 12° PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Oggi i partiti hanno
celebrato in pompa magna il loro fallimento, la loro incapacità a realizzare lo
scopo per il quale esistono: governare il paese attraverso le istituzioni
democratiche e costituzionalmente garantite.
Napolitano, diciamolo subito, è uno dei migliori presidenti
della Repubblica che l’Italia ha avuto: ha saputo tirarsi subito fuori dai
giochi politici, ha garantito sia Prodi che Berlusconi, ha formato da zero un
governo trovandogli l’appoggio parlamentare di tre diversi schieramenti
politici e ha gestito magistralmente lo scenario critico post-elezioni. Ma è
una soluzione di ripiego, una temporanea fuga dalle responsabilità che la
politica ha verso il paese: Napolitano non potrà rimanere in carica per altri 7
anni, avendone già 87, ma in questo modo la risoluzione dei problemi politici
interni a tutti i partiti è rimandata a data da destinarsi.
Ci troviamo di fronte a una situazione di profondo
cambiamento sociale, politico ed economico, e la politica invece di
interpretare e affrontare il cambiamento lo ha subìto, e il risultato è lo choc
istituzionale che stiamo vivendo.
La crisi tocca tutta la classe dirigente politica attuale,
da Bersani ad Alfano, da Berlusconi a Vendola, da Maroni a Monti. Nel PD la
crisi è affiorata in maniera più forte ed esplosiva, sia perchè il risultato
politico delle scorse elezioni lo ha messo di fronte a ineluttabili
responsabilità, sia a causa dei (o grazie ai) suoi meccanismi interni di
selezione democratica dei parlamentari. Infatti le parlamentarie organizzate
per formare le liste hanno portato in parlamento molti giovani, quelli che
abbiamo visto in questi giorni aggirarsi per l’aula di Montecitorio o negli
spazi adiacenti consultando compulsivamente i loro cellulari in cerca delle
reazioni della base sulla rete o dell’ultimo tweet di Tizio o Caio. E sembra
dalle ultime analisi che siano stati proprio questi giovani deputati neoeletti
a far saltare sia Marini che Prodi, condizionati nel segreto della cabina dalle
urla di Grillo e dalle reazioni della base sui social-network. Questo può
essere un buon segnale per il futuro, ma in questo momento ha rappresentato un
abdicazione gravissima al ruolo di responsabilità verso i cittadini italiani a
cui è chiamato ogni parlamentare.
Nel movimento 5 stelle questo problema non c’è per
costituzione; nel PDL invece è semplicemente rimandato, perché prima o poi (per
cause naturali o politiche) Berlusconi non ci sarà più, a quel punto toccherà a
una nuova classe dirigente gestire il partito e più in generale il
centro-destra italiano, e quando succederà sarà un trauma.
Napolitano quindi è un’eccellente non-soluzione, che se da
un lato ci rassicura nell’immediato, non può non preoccuparci per gli scenari
confusi e imperscrutabili che si aprono nel futuro. Intanto almeno la
formazione di un nuovo governo è un po’ meno utopia.
Tanti auguri a Giorgio Napolitano.
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