sabato 20 aprile 2013

Napolitano 11° e 12° presidente della repubblica

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONI CAPO DELLO STATO, NAPOLITANO 11° e 12° PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Oggi i partiti hanno celebrato in pompa magna il loro fallimento, la loro incapacità a realizzare lo scopo per il quale esistono: governare il paese attraverso le istituzioni democratiche e costituzionalmente garantite.
Napolitano, diciamolo subito, è uno dei migliori presidenti della Repubblica che l’Italia ha avuto: ha saputo tirarsi subito fuori dai giochi politici, ha garantito sia Prodi che Berlusconi, ha formato da zero un governo trovandogli l’appoggio parlamentare di tre diversi schieramenti politici e ha gestito magistralmente lo scenario critico post-elezioni. Ma è una soluzione di ripiego, una temporanea fuga dalle responsabilità che la politica ha verso il paese: Napolitano non potrà rimanere in carica per altri 7 anni, avendone già 87, ma in questo modo la risoluzione dei problemi politici interni a tutti i partiti è rimandata a data da destinarsi.
Ci troviamo di fronte a una situazione di profondo cambiamento sociale, politico ed economico, e la politica invece di interpretare e affrontare il cambiamento lo ha subìto, e il risultato è lo choc istituzionale che stiamo vivendo.
La crisi tocca tutta la classe dirigente politica attuale, da Bersani ad Alfano, da Berlusconi a Vendola, da Maroni a Monti. Nel PD la crisi è affiorata in maniera più forte ed esplosiva, sia perchè il risultato politico delle scorse elezioni lo ha messo di fronte a ineluttabili responsabilità, sia a causa dei (o grazie ai) suoi meccanismi interni di selezione democratica dei parlamentari. Infatti le parlamentarie organizzate per formare le liste hanno portato in parlamento molti giovani, quelli che abbiamo visto in questi giorni aggirarsi per l’aula di Montecitorio o negli spazi adiacenti consultando compulsivamente i loro cellulari in cerca delle reazioni della base sulla rete o dell’ultimo tweet di Tizio o Caio. E sembra dalle ultime analisi che siano stati proprio questi giovani deputati neoeletti a far saltare sia Marini che Prodi, condizionati nel segreto della cabina dalle urla di Grillo e dalle reazioni della base sui social-network. Questo può essere un buon segnale per il futuro, ma in questo momento ha rappresentato un abdicazione gravissima al ruolo di responsabilità verso i cittadini italiani a cui è chiamato ogni parlamentare.
Nel movimento 5 stelle questo problema non c’è per costituzione; nel PDL invece è semplicemente rimandato, perché prima o poi (per cause naturali o politiche) Berlusconi non ci sarà più, a quel punto toccherà a una nuova classe dirigente gestire il partito e più in generale il centro-destra italiano, e quando succederà sarà un trauma.
Napolitano quindi è un’eccellente non-soluzione, che se da un lato ci rassicura nell’immediato, non può non preoccuparci per gli scenari confusi e imperscrutabili che si aprono nel futuro. Intanto almeno la formazione di un nuovo governo è un po’ meno utopia.
Tanti auguri a Giorgio Napolitano.

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