sabato 20 aprile 2013

Politica, elezioni capo dello stato, scenari post-atomici per il PD

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ELEZIONE CAPO DELL STATO, scenari post-atomici - Il PD è morto. A darne il triste annuncio Rosi Bindi e Pierluigi Bersani, in fuga da via Sant’Andrea delle Fratte. Ma fuga non è il termine giusto, si tratta di una ritirata rassegnata, doverosa e anche dignitosa, un passo indietro giusto e inevitabile di fronte a un partito ormai decomposto. Neanche infatti l’unico vincitore sul centro-destra di Berlusconi, l’ultimo grande federatore della sinistra, di statura internazionale e convinto europeista è riuscito a coagulare su di sé le preferenze dei grandi elettori del centro sinistra. C’è chi dice che il burattinaio occulto della terrificante caduta democratica sia Renzi il ribelle, che già aveva dirottato i suoi 51 parlamentari sul suo Chiamparino, ed effettivamente i vantaggi sono solo per lui: la strada verso la premiership del PD ora è sgombra, e potrebbe finalmente realizzare la sua rivoluzione liberale. Ma al di là delle cause degli ammutinamenti, che solo il tempo potrà chiarire, la domanda per i prossimi giorni di scrutinio è una sola: e adesso che si fa?
Se il PD non riuscisse a risolvere la sua guerra tra bande si aprono diverse vie d’uscita. La più semplice è convergere su Rodotà, ancora a quota di molto superiore rispetto ai soli elettori 5stelle. Ma in ogni caso gli mancano ancora esattamente 291 voti per raggiungere il quorum, e non si potrà basare solo sulla schizofrenia del PD. Serve un accordo almeno con qualche brandello del residuato democratico, non se ne scampa. Ce la faranno gli adepti grillini a compiere il sacrificio di sedersi su qualche poltrona e addirittura accettare qualche pericolosa responsabilità istituzionale, oppure preferiranno ballare sulle rovine PD per guadagnare punti alle ormai sempre più vicine prossime elezioni? Io, ancora, rimango scettico, ma sembra proprio essere la soluzione più fattibile.
Altra soluzione è ritentare un accordo su un candidato gradito a PD-PDL-Monti, magari un non-politico come Annamaria Cancellieri, uomo\donna di stato di secolare esperienza, onesta e capace. Oggi l’ex-ministro ha guadagnato qualche preferenza in più rispetto alle sole dei Montiani, raggiungendo la speranzosa cifra di 78. Oppure puntare su l’evergreen Dalema, comunista si, ma meno inflessibile nel coprire le marachelle del teenager Berlusconi, e comunque molto bravo a cucinare qualche tipico inciucio  nostrano. Per il PDL basta e avanza.
Tutto però presuppone un chiarimento interno al PD. Può svolgersi su un ring in un incontro estremo di Wrestling politico, o con una sottile e lunga partita di scacchi. Ci saranno sconfitti e vincitori, oppure solo vincitori, sicuramente non solo sconfitti. Può essere anche che si decideranno a pensare meno al partito e più all’Italia, alle milioni di famiglie in condizioni di povertà, ai milioni di giovani senza lavoro e senza futuro, alle imprese boccheggianti, ai pensionati umiliati da pensioni vergognose. Ma forse una sinistra responsabile e di governo è solo un’utopia, una favola bella solo per i bambini.

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