lunedì 29 aprile 2013

Politica, Enrico Letta e il ritorno all'arte politica democristiana.

di Gabriele Legramandi

POLITICA, ENRICO LETTA, DISCORSO ALLA CAMERA: IL RITORNO DELL'ARTE DEMOCRISTIANA DI GOVERNO - Nel discorso di oggi alla camera il nuovo premier ha dimostrato un'abilità di altri tempi, che ci riporta indietro alle vecchie sintesi democristiane
È riuscito infatti ad accontentare tutte le componenti della sua maggioranza, senza toccare temi suscettibili di scontri tra gli schieramenti: al PDL ha fatto concessioni importanti sulla revisione dell’IMU e dell'IVA, per il PD ha ricordato la priorità del lavoro e ha ventilato la possibilità di un reddito minimo per le famiglie in crisi, ha tranquillizzato i suoi predecessori montiani garantendogli la continuità con la politica di rigore da loro intrapresa. 
Già mettere d’accordo tre partiti finora avversari, guadagnandosi anche il loro plauso oltre che il loro voto, non è un’impresa da poco, ma il neo premier si è mosso anche verso le opposizioni, solleticando i cuori padani con la possibilità di un qualche tipo di macro-regione del nord e assicurando ai grillini puri di cuore l’abolizione dei doppi stipendi dei parlamentari-ministri. 
La stessa cauta e determinata mediazione è stata la guida per la formazione della squadra di governo, dove sono confluite esigenze politiche e tecniche in uno strano assortimento di personalità di rilievo dei partiti e burocrati di alta statura, lasciando spazio anche ad accademici di razza, alla canoista dei record Iosefa Idem, e, concedendosi un po' di buonismo, al primo ministro di colore Cecile Kyenge.
I giochi della politica, quindi, Letta il giovane sembra conoscerli bene, per questo si può stare abbastanza tranquilli (o essere molto preoccupati, a voi la scelta) sulla durata di questo governo, visto tra l’altro che il neo-premier stesso nel suo discorso ha posto come unico traguardo temporale solo una verifica tra 18 mesi.
Ma tutto questo mediare, conciliare, comporre rischia di perdere il di vista lo scopo per il quale è nato, ossia rimettere in carreggiata il paese stremato dalla disoccupazione e dal peso fiscale, e di diventare esso stesso il fine. Può, in sostanza, diventare il modo migliore per fare gli interessi dei partiti e non più del paese, proprio in virtù del principio democristiano che se tutti sono accontentati con qualcosa nessuno si lamenta. E di gatte da pelare nei partiti ce ne sono, partendo da Ruby-rubacuori fino ai buchi del Monte dei Paschi.

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