POLITICA, ENRICO LETTA, DISCORSO ALLA CAMERA: IL RITORNO DELL'ARTE DEMOCRISTIANA DI GOVERNO - Nel discorso di oggi alla camera il nuovo premier ha
dimostrato un'abilità di altri tempi, che ci riporta indietro alle vecchie
sintesi democristiane.
È riuscito infatti ad accontentare tutte le componenti della
sua maggioranza, senza toccare temi suscettibili di scontri tra gli schieramenti:
al PDL ha fatto concessioni importanti sulla revisione dell’IMU e dell'IVA, per il
PD ha ricordato la priorità del lavoro e ha ventilato la possibilità di un
reddito minimo per le famiglie in crisi, ha tranquillizzato i suoi predecessori
montiani garantendogli la continuità con la politica di rigore da loro
intrapresa.
Già mettere d’accordo tre partiti finora avversari, guadagnandosi
anche il loro plauso oltre che il loro voto, non è un’impresa da poco, ma il neo premier si è mosso
anche verso le opposizioni, solleticando i cuori padani con la possibilità di
un qualche tipo di macro-regione del nord e assicurando ai grillini puri di
cuore l’abolizione dei doppi stipendi dei parlamentari-ministri.
La stessa cauta e determinata mediazione è stata la guida
per la formazione della squadra di governo, dove sono confluite esigenze
politiche e tecniche in uno strano assortimento di personalità di
rilievo dei partiti e burocrati di alta statura, lasciando spazio anche ad accademici di
razza, alla canoista dei record Iosefa Idem, e, concedendosi un po' di buonismo, al primo ministro di colore Cecile Kyenge.
I giochi della politica, quindi, Letta il giovane sembra
conoscerli bene, per questo si può stare abbastanza tranquilli (o essere molto preoccupati, a voi la scelta) sulla durata di
questo governo, visto tra l’altro che il neo-premier stesso nel suo discorso ha
posto come unico traguardo temporale solo una verifica tra 18 mesi.
Ma tutto questo mediare, conciliare, comporre rischia di
perdere il di vista lo scopo per il quale è nato, ossia rimettere in carreggiata il paese stremato
dalla disoccupazione e dal peso fiscale, e di diventare esso
stesso il fine. Può, in sostanza, diventare il modo migliore per fare gli
interessi dei partiti e non più del paese, proprio in virtù del principio
democristiano che se tutti sono accontentati con qualcosa nessuno si lamenta. E
di gatte da pelare nei partiti ce ne sono, partendo da Ruby-rubacuori fino ai
buchi del Monte dei Paschi.
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