di Francesco Notaro
POLITICA, PD SPACCATO ASPETTANDO CONGRESSO - E alla fine chi è salito sul carro dei vincitori, è costretto a salire su quello dei vinti. Sì perché l'aria che tira tra le scrivanie del Partito Democratico è pessima: le dimissioni di Bersani prima, di Rosi Bindi poi, hanno gettato il partito
nella palude totale. E viene lecito dar ragione a Marini che nei giorni scorsi parlava di un partito da rifare, da "rifondare" aggiungiamo noi.
Per eleggere il Presidente della Repubblica, il Partito Democratico si è diviso al suo interno. Una spaccatura difficile da mandare giù. Una spaccatura che in realtà c'è sempre stata. Se Matteo Renzi voleva o un governo di larghe intese o andare subito a elezioni, Pier Luigi Bersani la vedeva in maniera diametralmente opposta: ha sempre sostenuto di avere i numeri (quali?) per formare un governo senza bisogno del Pdl, al massimo con l'appoggio del Movimento 5 Stelle. Mai con il Pdl lo ha ribadito a più riprese l'ex segretario del Pd. Occhi puntati ora al congresso, ma chi sarà il futuro presidente del partito si chiedono in tanti, visto la rinuncia di Bersani. Renzi c'è, si fa sentire vuole un governo con Berlusconi e magari tra un anno si vota.
Insomma, nella famiglia del Pd non si capisce più chi è il padre e chi è la madre. Ognuno tira l'acqua al suo mulino, alla faccia dell'unità tanto acclamata sia durante la campagna elettorale appena conclusasi sia durante le votazioni per eleggere il presidente della repubblica.
Nessun commento:
Posta un commento