mercoledì 15 maggio 2013

Politica, L’urgenza di politiche concrete per il lavoro


di Federico Cirigliano 


POLITICA, LETTA LAVORO - Sia il Presidente Letta che gli alleati di Governo, al netto delle boutade sulle promesse elettorali da soddisfare, concordano nel considerare il lavoro priorità assoluta in questa fase iniziale della legislatura. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti, con un tasso di disoccupazione fra i più alti d’Europa, a livelli record per quanto concerne quella giovanile.
Le aziende non riescono a sostenere il peso della crisi e trovare un impiego, di regola a tempo determinato, diventa un’impresa. La catena di suicidi da parte di piccoli imprenditori, commercianti e artigiani schiacciati dai debiti è solo la punta di un iceberg alla cui base alligna la pianta velenosa della corruzione dilagante e della speculazione finanziaria; non è una fatalità se l’Italia, una delle maggiori potenze economiche su scala mondiale, si trova oggi a dover fronteggiare una situazione paragonabile soltanto a quella di Stati storicamente meno solidi quali Spagna, Portogallo e Grecia.
Si può forse azzardare un paragone, con le dovute proporzioni e rimarcando le differenze che esistono, con la macchina statale irlandese. Quando banche e istituti di credito scavalcano gli scambi reali, vengono messi in discussione i principi sani del libero mercato.
In aggiunta, un sistema d’illegalità diffusa che da noi trova terreno fertile nell’attività capillare della criminalità organizzata e nei rapporti che intercorrono fra la stessa e un gran numero di enti locali e amministrazioni pubbliche. Un circolo vizioso da decine di miliardi l’anno che, sul lungo periodo, ha giocoforza finito col disgregare un apparato già di per sé estremamente fragile a causa della cronica mancanza di competitività nel binomio produzione-distribuzione.
Compito del nuovo esecutivo, partendo dai provvedimenti all’apparenza condivisi dalle forze che lo compongono, sarà innanzitutto allentare la morsa fiscale e ridurre il costo del lavoro; la possibilità di favorire assunzioni nell’ambito di un piano di contributi alle imprese virtuose viene di conseguenza. Alcuni, non a torto, hanno lanciato la proposta del prepensionamento allargato come ulteriore incentivo alla crescita occupazionale. Le idee interessanti e praticabili non mancano.
Sarebbe cosa buona e giusta, dato che dal post-voto s’è parlato spesso dell’ineluttabilità della condivisione di oneri governativi, mettere da un lato gli interessi parziali (vedi riforma della Giustizia e abolizione dell’IMU) e concentrarsi per davvero sui bisogni impellenti del Paese.

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